91 femminicidi nei primi dieci mesi dell’anno, secondo i dati Eures.
Una donna uccisa ogni tre giorni. L’apice di una violenza purtroppo radicata nella nostra cultura, nella nostra società, nella quale la discriminazione di genere, gli stereotipi, le disuguaglianze, sono parte della quotidianità di ogni donna.
Donne che hanno come unica colpa quella di essere donne. Paradossale, ma tristemente reale.
L’isolamento che la
pandemia ha necessariamente generato è stato per molte donne l’aggravarsi di un incubo. I dati parlano chiaro: tra marzo e maggio di quest’anno le richieste di aiuto pervenute al numero verde
1522, il centralino del Dipartimento Pari Opportunità, sono più che raddoppiate, con un
aumento del 119% rispetto agli anni precedenti. Richieste arrivate di notte, di mattina presto, quando è più facile nascondersi.
Durante il confinamento è diminuita però la possibilità di
denunciare, di allontanarsi dalla propria casa, di tentare una nuova indipendenza. Solo il
14,2% delle donne che hanno contattato il 1522 ha poi
denunciato.
Nel 2020 l’Istat registra un maggior numero di violenze domestiche che non hanno una storia pregressa, evidentemente nate nel periodo della pandemia, poiché era inevitabile il contatto stretto con il proprio carnefice.
Per facilitare il percorso verso la denuncia, il 9 Agosto del 2019 è entrato in vigore il
Codice rosso, del quale anche l’
Avv. Chiara Reposo ci ha parlato nella sua
intervista (
leggi qui), che ha introdotto
nuove forme di reato e ha creato una
corsia preferenziale per le vittime di violenza.
Il reato più diffuso (quasi
3000 indagini in un anno) è quello relativo alla violazione del provvedimento di avvicinamento e dell’obbligo di allontanamento dell’abitazione familiare, condotte riconducibili allo
stalking ed al
maltrattamento. Segue poi il reato di
revenge porn con più di
1000 indagini in un anno, la deformazione dell’aspetto per
lesioni permanenti al volto, con quasi
100 indagini annuali, e l’induzione o costrizione a contrarre
matrimonio, con più di
30 indagini.
La violenza sulle donne ha ripercussioni in ogni ambito, a partire dalla
famiglia, dove anche i bambini e le bambine pagano le conseguenze di questi orribili atti, così come nonni e familiari in genere, fino a toccare ogni aspetto della vita
sociale di ognuno.
Siamo tutti coinvolti. Siamo tutti chiamati a mettere in atto un
cambiamento.
Esistono numerose associazioni, enti e servizi a tutela delle donne. Il primo passo è
denunciare. È importante procurarsi delle
prove, anche grazie al lavoro di
una agenzia investigativa, che può essere di supporto nella raccolta del materiale che dimostri la violenza, la persecuzione, la molestia.
È fondamentale rompere il
silenzio. Smettere di
sopportare. Agire e
liberarsi.